pesto di portulaca picchiacchieddi amma cucenà

Pasta con pesto di portulaca, l’erbetta spontanea dell’estate procidana

I picchiacchieddi in procidano, l’erba pucchiacchella in napoletano sono alcuni dei nomi regionali per definire la portulaca oleracea, erbetta spontanea che cresce un po’ ovunque in Italia, sulla terra umida in estate.

erba portulaca picchiacchieddi - ammacucenà
La portulaca (i picchiacchiedd) – Foto by @cucenellista

Si tratta di una pianta di probabile origine asiatica, utilizzata come erba medicinale nell’antico Egitto, coltivata durante il Medioevo nei Paesi Bassi e nel bacino del Mediterraneo, soprattutto in Spagna. Negli anni 50’ e 60’, la portulaca veniva raccolta come erba spontanea negli orti dell’Italia meridionale per essere venduta alla rinfusa dagli ambulanti e nei mercati*. 

Se non si conoscono i suoi benefici e le tante proprietà, la portulaca potrebbe essere considerata un’erbaccia infestante: è una piantina commestibile, ricca di omega 3, vitamina A e vitamina C. Viene utilizzata spesso per arricchire le insalate estive o le minestre e sul web, da qualche anno, sono cominciate a fiorire ricette che la vedono protagonista. 

rametti di portulaca pesto di portulaca ammacucenà
Rametti di portulaca sciacquati e pronti per il pesto – Foto by @cucenellista

In famiglia, a Procida, si è iniziato a conoscerla come alimento, alla fine degli anni ‘70, primm, er n’erv ca s scippav ra vicin a r pummarol**. In quel periodo, una signora di Napoli che veniva spesso sull’isola, raccoglieva i picchiacchieddi insieme alla rucola e ai pomodori per farne un’insalata povera molto tipica nel capoluogo campano. Da allora, la portulaca da erbaccia infestante fu promossa al rango di erbetta aromatica e venne accolta sulle tavole della famiglia. 

Trattandosi di un’erba salutare (riduce il colesterolo cattivo e i trigliceridi nel sangue) viene spesso citata nelle conversazioni tra anziani o persone di mezza età come rimedio naturale agli acciacchi soprattutto di origine cardiovascolare. 

Si tratta di un’erba che apprezzo molto, soprattutto con l’insalata di pomodori. Da tempo, vista la quantità di picchiacchieddi a Solchiaro, avevo voglia di provare a farne un pesto. Nell’orto, i picchiacchieddi sono un po’ come prutusin ogni mnest*** e si trovano veramente nei posti più impensati: vicin a r pummarol, ‘ncopp e fusset, rent a r test, arret e muridd****

Negli scambi di opinione “comm amma fa stu pest” mi capitava di imbattermi in consigli che includevano rucola o basilico, ma visto che sono purista, ho deciso di provare una versione di soli picchiacchieddi come erba di base per questo sugo freddo.

Sono andata per assaggi. Ecco la mia versione del pesto di portulaca.

Ingredienti per 4 persone

  • Una tazza piena di foglie di portulaca
  • Un pugno di mandorle pelate
  • 4 cucchiai di pecorino romano stagionato grattugiato
  • Il succo di un limone
  • Sale (per la pasta, visto che il pecorino è salato, nel sugo non ne aggiungo)
  • 5 cucchiai di olio EVO
  • Una spruzzata di pepe nero
  • Uno spicchietto d’aglio se gradito
  • 500 di pasta (io ho usato i radiatori, ma anche gli spaghetti, le caserecce o le penne rigate vanno bene. Da provare, anche gli gnocchi di patate)

Procedimento

Mettere l’acqua a bollire per la pasta. Lavare bene i rametti di portulaca e staccarne le foglie.

Mandorle da usare per il pesto di portulaca
Mandorle da usare per il pesto di portulaca – Foto by @cucenellista

Pestare le mandorle con un mortaio grossolanamente. Grattugiare il pecorino. Mettere tutti gli ingredienti in un recipiente alto: la portulaca, le mandorle, il pecorino grattugiato, il succo di limone, l’olio EVO. Pestare con un mortaio o con il frullino a immersione. Si deve ottenere un pesto cremoso. Quando l’acqua bolle, buttare la pasta. Controllare la cottura e scolarla al dente, conservando un fondo di acqua di cottura. Disporre la pasta in una insalatiera, condirla col pesto distribuendolo in modo uniforme (aggiungere l’acqua di cottura per ottimizzare la distribuzione del sugo). Decorare con qualche fogliolina di portulaca, impiattare e servire con un’ulteriore spolverata di pecorino.  

E niente, Calcutta è sempre un genio e per “pesto” e “agosto” questa è la colonna sonora che ispira la ricetta

*per i cenni storici sulla portulaca, sono state consultate le seguenti fonti: Wikipedia e Vesuviolive

**primm, er n’erv ca s scippav ra vicin a r pummarol: in altri tempi era un’erba che si strappava via dalla zona intorno ai pomodori.

***prutusin ogni mnest: “il prezzemolo nella minestra”, in questo contesto, che si trovano un po’ ovunque.

****vicin a r pummarol, ‘ncopp e fusset, rent a r test, arret e muridd: accanto ai pomodori, sui fossati, nei vasi, dietro ai muretti.

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